Cosi come a scuola un’interrogazione può portare un voto sufficiente o uno insufficiente, un colloquio orale con un’azienda ha un’esito molto più importante ovvero quello di trovare un lavoro. Direi che è un motivo molto valido per essere agitati non credete? Anche perché per un ragazzo che ha appena finito la scuola, non si tratta semplicemente di trovare un lavoro, ma di lasciarsi alle spalle la spensieratezza della vita scolastica per entrare nel mondo dei grandi!
Ma perché le aziende fanno i colloqui?
Li fanno per due motivi che poi sono direttamente collegati tra di loro. Il primo motivo, è per conoscere meglio un candidato. Dal Curriculum Vitae, un’azienda può capire quanti anni avete, che scuola avete fatto, con che voto siete usciti (anche se sempre meglio non mettere il voto dell’esame di maturità!), le vostre esperienze, ma resta solo un pezzo di carta e non dice nulla sul carattere di una persona, su come si pone alle domande e su come essa parla. Quindi è fondamentale per le aziende effettuare un colloquio orale per conoscere meglio quello che potenzialmente potrebbe essere un loro nuovo impiegato.
Il secondo motivo è quello che voglio approfondire in questo articolo. Infatti, oltre che per conoscere meglio un candidato, le aziende effettuano i colloqui come ulteriore selezione, dopo quella che fanno con i CV lasciati dalle persone (se l’azienda si avvale di una agenzia di lavoro per assumere i dipendenti, abbiamo un’altra selezione ovvero il colloquio con quest’ultima!). Infatti, sopratutto in questo periodo di grande disoccupazione (specie giovanile) le aziende si ritrovano con decine se non centinaia di CV lasciati dalla gente in cerca di un lavoro. Quando devono assumere qualcuno hanno quindi un’ampia scelta di persone, e ovviamente vogliono scegliere il candidato migliore, anche se si tratta di un lavoro banale.
Perciò dopo aver letto i curriculum e aver scelto le migliori persone per capacità tecniche ed esperienza (nel CV possono vedere solo quello),tra queste persone le aziende vogliono individuare la migliore per capacità personali, ovvero per carattere, capacità di ascolto, di parlare, ecc… . E per scegliere il candidato migliore per il posto di lavoro vacante, vengono fatte chiamare più persone per un colloquio orale, effettuando così un’altra selezione.
“Ti faremo sapere…”
Dopo aver spiegato brevemente il perché le aziende fanno i colloqui, torniamo da dove eravamo partiti ovvero dal giovane neo-diplomato (sto parlando per esperienza personale, ma credo che valga per tutti) che si accinge ad effettuare un colloquio di lavoro. Con addosso un’agitazione della madonna (per usare un eufemismo) questo giovane ragazzo si reca all’azienda dalla quale è stato chiamato, e si ritrova da solo in una stanza con la/e persona/e dell’azienda addetta ai colloqui. Ed è qui che inizia la critica.
La maggior parte delle volte infatti, dopo aver risposto a tante domande ed aver sudato sette camicie (nel vero senso!), l’unica cosa che l’azienda è in grado di dire è “Ti faremo sapere.“. E queste parole sono tremende per la persona che ha appena svolto il colloquio. Non è né un Si, né un No, ma un forse. E’ perché queste tre paroline sono tanto tremende? Perché non permettono all’interrogato di capire com’è andato il colloquio. Se uno riceve un no secco, per quanto possa essere duro e crudele, almeno sa che ha sbagliato qualcosa e prova quanto meno a correggere gli errori commessi durante il prossimo colloquio.
Lasciando la questione in sospeso, l’azienda (o chi per essa) impedisce alla persona di andare avanti e pensare subito al proprio futuro. Cosa voglio dire con questo? Non sapendo fin da subito l’esito del colloquio, il candidato rimane in attesa anche per più di una settimana, speranzoso di ricevere una telefonata da parte dell’azienda, che arriva solo in caso di esito negativo del colloquio. Per questo ritengo che l’azienda dovrebbe comunicare fin da subito l’esito del colloquio, e se c’ho non fosse possibile comunicare nei giorni successivi l’esito della selezione, sia in caso di esito positivo sia negativo.
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